Nato a Loro Ciuffenna Venturino Venturi in giovane età si trasferisce con la famiglia prima in Francia e poi in Lussemburgo. Finite le scuole tecniche (1934) Venturino si trasferisce in Italia, e studia prima presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana e poi all’Accademia delle Belle Arti a Firenze. Nel 1940 viene chiamato alle armi. Nel 1947, lascia Firenze per Milano ed inizia a lavorare a diverse commissioni sia in Italia che in Europa. Nel 1952 inizia ad insegnare d’Arte di Pietrasanta. Partecipa alle principali rassegne artistiche italiane quali la Biennale di Venezia del 1952, diverse edizioni delle quadriennali di Roma (1956, 1960, 1973), alla Biennale di Scultura a Carrara (1962, 1965) e alla Mostra Internazionale della Nuova Figurazione. Muore a Loro Ciuffenna nel 2002.

Venturino Venturi

– titolo: Il bacio

– data: 1968

– tecnica: Scultura, pietra serena

– dimensione: 110x55x30 cm

– descrizione: L’opera donata da Venturino Venturi alla Collezione Comunale di Arte Contemporanea  rappresenta due persone, un uomo e una donna, stretti in un abbraccio che si chiude in un bacio. La scultura racchiude alcuni elementi classici dell’arte di Venturi che fa dell’amore per la matericità e per la riduzione del segno due costanti maturate con l’esperienza quotidiana della pratica scultorea. Altro aspetto importante è il soggetto: due innamorati, due esseri umani, vero fulcro della poetica dell’artista. Da un punto di vista formale il senso per la monumentalità che l’opera ispira rimarca la pura essenza di scultore di Venturi che esalta la pietra serena rispettandone le sue possibilità espressive e mantenendo la forma monolitica su cui inscrive le due figure umane. Le linee seguono le forme della grande pietra assecondandone il movimento e tracciando una forma elementare che trae spunto dall’amore dell’artista per la storia dell’arte. Gli spunti da cui parte l’arte di Venturi si poggiano sulla grande stagione fiorentina del rinascimento, ma in questa opera ricordano principalmente la scultura romanica e un certo gusto primitivista, tipico dell’arte di inizio Novecento, che nella sua opera non sfocia mai in un completo astrattismo.