EPPURE LA BEATITUDINE – Omaggio a Pia Pera
๐๐ฏ ๐ฑ๐ฆ๐ป๐ป๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ต๐ฆ๐ณ๐ณ๐ข ๐ค๐ช๐ณ๐ค๐ฐ๐ด๐ค๐ณ๐ช๐ต๐ต๐ฐ, ๐ถ๐ฏ๐ข ๐ต๐ฐ๐ฑ๐ฑ๐ข ๐ด๐ถ ๐ถ๐ฏ ๐ฑ๐ช๐ข๐ฏ๐ฆ๐ต๐ข ๐ข ๐ฃ๐ณ๐ข๐ฏ๐ฅ๐ฆ๐ญ๐ญ๐ช, ๐ฆ๐ฑ๐ฑ๐ถ๐ณ๐ฆ ๐ญ๐ข ๐ฃ๐ฆ๐ข๐ต๐ช๐ต๐ถ๐ฅ๐ช๐ฏ๐ฆ. ๐๐ฏ ๐ฒ๐ถ๐ฆ๐ด๐ต๐ฐ ๐ฑ๐ฆ๐ป๐ป๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ต๐ฆ๐ณ๐ณ๐ข, ๐ท๐ช๐ท๐ฆ๐ณ๐ฆ ๐ญ๐ช๐ฃ๐ฆ๐ณ๐ข ๐ฅ๐ข๐ช ๐ฅ๐ฆ๐ด๐ช๐ฅ๐ฆ๐ณ๐ช ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ฑ๐ฐ๐ณ๐ต๐ข๐ฏ๐ฐ ๐จ๐ญ๐ช ๐ถ๐ฐ๐ฎ๐ช๐ฏ๐ช ๐ญ๐ฐ๐ฏ๐ต๐ข๐ฏ๐ฐ, ๐ช๐ฏ ๐ฑ๐ฐ๐ด๐ต๐ช ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ฏ๐ฐ๐ฏ ๐ข๐ฎ๐ข๐ฏ๐ฐ, ๐ข ๐ญ๐ข๐ท๐ฐ๐ณ๐ช ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ณ๐ข๐ต๐ต๐ณ๐ช๐ด๐ต๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ฆ ๐ช๐ฏ๐ท๐ข๐ฅ๐ฐ๐ฏ๐ฐ ๐ญ๐ข ๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ฆ ๐ต๐ฐ๐จ๐ญ๐ช๐ฆ๐ฏ๐ฅ๐ฐ ๐ด๐ฑ๐ข๐ป๐ช๐ฐ ๐ข๐ญ๐ญ๐ข ๐จ๐ช๐ฐ๐ช๐ข. ๐๐ข๐ค๐ข๐ณ๐ฆ ๐๐ฆ๐ฐ, ๐ฅ๐ช๐ค๐ฆ๐ท๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ช ๐ฑ๐ข๐ฅ๐ณ๐ช ๐ฅ๐ฆ๐ญ ๐ฅ๐ฆ๐ด๐ฆ๐ณ๐ต๐ฐ. ๐๐ณ๐ช๐ฎ๐ข ๐ฅ๐ช ๐ท๐ฆ๐ฏ๐ช๐ณ๐ฆ ๐ข ๐ท๐ช๐ท๐ฆ๐ณ๐ฆ ๐ฏ๐ฆ๐ญ ๐ฑ๐ฐ๐ฅ๐ฆ๐ณ๐ฆ, ๐ฆ๐ณ๐ฐ ๐ถ๐ฏ ๐ค๐ฆ๐ด๐ฑ๐ถ๐จ๐ญ๐ช๐ฐ ๐ฎ๐ข๐ญ๐ข๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ฆ ๐ฑ๐ฐ๐ต๐ข๐ต๐ฐ ๐ฆ ๐ฑ๐ฐ๐ช ๐ค๐ณ๐ฆ๐ด๐ค๐ช๐ถ๐ต๐ฐ ๐ช๐ฏ ๐ถ๐ฏ ๐ช๐ฏ๐ต๐ณ๐ช๐ค๐ฐ ๐ด๐ฐ๐ง๐ง๐ฐ๐ค๐ข๐ฏ๐ต๐ฆ ๐ฅ๐ช ๐ณ๐ข๐ฎ๐ช, ๐ค๐ฐ๐ฏ ๐ด๐ฑ๐ณ๐ฆ๐ค๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ญ๐ช๐ฏ๐ง๐ข, ๐ฅ๐ช๐ด๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ด๐ช๐ฐ๐ฏ๐ฆ ๐ฅ๐ช ๐ฆ๐ฏ๐ฆ๐ณ๐จ๐ช๐ข. ๐๐ข ๐ง๐ฐ๐ณ๐ฎ๐ข ๐ฏ๐ข๐ต๐ถ๐ณ๐ข๐ญ๐ฆ ๐ฆ๐ณ๐ข ๐ข๐ฏ๐ฅ๐ข๐ต๐ข ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ฅ๐ถ๐ต๐ข ๐ข๐ญ ๐ฑ๐ณ๐ช๐ฎ๐ฐ ๐ต๐ข๐จ๐ญ๐ช๐ฐ, ๐ช๐ฏ๐ด๐ช๐ฆ๐ฎ๐ฆ ๐ข๐ญ๐ญ๐ข ๐ค๐ข๐ฑ๐ข๐ค๐ช๐ต๐ขฬ ๐ฅ๐ช ๐ง๐ข๐ณ ๐ด๐ฃ๐ฐ๐ค๐ค๐ช๐ข๐ณ๐ฆ ๐ญ๐ฆ ๐จ๐ฆ๐ฎ๐ฎ๐ฆ ๐ฅ๐ฆ๐ช ๐ฅ๐ฆ๐ด๐ช๐ฅ๐ฆ๐ณ๐ช. ๐๐ฅ๐ฆ๐ด๐ด๐ฐ ๐ท๐ฆ๐ฏ๐จ๐ฐ ๐ญ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ข๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ฆ ๐ด๐ง๐ณ๐ฐ๐ฏ๐ฅ๐ข๐ต๐ข. ๐๐จ๐ฏ๐ช ๐ณ๐ข๐ฎ๐ฐ ๐ฑ๐ฐ๐ต๐ข๐ต๐ฐ ๐ฆฬ ๐ญ๐ช๐ฏ๐ง๐ข ๐ค๐ฉ๐ฆ ๐ด๐ค๐ฐ๐ณ๐ณ๐ฆ ๐ฑ๐ช๐ถฬ ๐ท๐ช๐จ๐ฐ๐ณ๐ฐ๐ด๐ข ๐ฏ๐ฆ๐จ๐ญ๐ช ๐ข๐ญ๐ต๐ณ๐ช. ๐๐ช๐ฏ๐ค๐ฉ๐ฆฬ ๐ช ๐ฅ๐ฆ๐ด๐ช๐ฅ๐ฆ๐ณ๐ช ๐ต๐ฐ๐ณ๐ฏ๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ข ๐ด๐ฃ๐ฐ๐ค๐ค๐ช๐ข๐ณ๐ฆ, ๐ญ๐ข ๐ท๐ช๐ต๐ข ๐ข ๐ด๐ค๐ฐ๐ณ๐ณ๐ฆ๐ณ๐ฆ.
Queste meravigliose parole sono state scritte da Pia Pera (Lucca, 12 marzo 1956 โ Lucca, 26 luglio 2016) nel libro L’orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano (2003) edito da Ponte alle Grazie come molti altri importanti volumi dell’autrice. Pia Pera รจ stata scrittrice di saggistica e narrativa, traduttrice dal russo e, per l’appunto, ortolana, nel casale di famiglia in Lucchesia, dove si trasferรฌ passati i quarant’anni. In quel luogo che nulla ha da invidiare al Giardino Segreto di Frances Hodgson Burnett, la scrittrice sperava di passare la vecchiaia nutrendosi della natura da lei stessa coltivata, salvo poi morire a causa di una grave malattia il cui racconto รจ affidato al libro Al giardino ancora non lโho detto (2016).
Mezzogiorno, il televisore รจ acceso. Il telegiornale ha invitato in sala una scienziata; mentre scorrono immagini di montagne grigie, la voce di fondo apostrofa i telespettatori con parole simili a queste: ยซPortate i vostri figli a vedere l’alta montagna il piรน presto possibile. Devono riempirsi gli occhi di questo paesaggio perchรฉ tra poco lo perderanno, ma se ne avranno memoria, saranno disposti a combattere per riaverloยป. E chi di figli non ne ha? Chi non ha nessuno cui mostrare la neve? La letteratura correrร in aiuto della natura, come ha fatto per altre forme della memoria, per altre tragedie della storia.
Casa Masaccio | Centro per lโArte Contemporanea dedica la Giornata del Contemporaneo 2022, il cui tema รจ lโecologia, la sostenibilitร , a L’orto di un perdigiorno di Pia Pera, nella consapevolezza che in tutta la letteratura italiana non esista un libro che susciti passione per la natura, nella sua forma piรน domestica, al pari di questo. Si tratta della narrazione, suddivisa per mesi, della vita di una donna โ simpatica, intelligente e un po’ superba come le eroine delle fiabe – che abbandona la cittร per creare il proprio orto, ma anche un frutteto e un giardino. Pia all’inizio non sa proprio come fare, conosce solo quel che desidera, e nemmeno fino in fondo. Mese dopo mese, errore dopo errore, spesso sgridata dai colleghi ortolani, realizza il suo progetto che oltre a essere orticolo รจ certamente filosofico ed estetico, influenzato dal pensiero di un lontano botanico giapponese, Masanobu Fukuoka, che predica il bizzarro principio della non-azione. Sono numerose le pagine che Pia Pera dedica ai presagi di crisi ambientale: le sono bisbigliati dall’orto, da fiori troppo smaniosi di sbocciare, dall’erba troppo docile nell’essere tagliata.
La vita di Pia Pera รจ narrata nel romanzo Due Vite di Emanuele Trevi (2021, ed. Neri Pozza), vincitore del premio strega 2021.
Sofia Silva: Nelle pagine di Due Vite in cui i protagonisti si apprestano a entrare nel nuovo millennio, scrivi a proposito di Pia: ยซSe aveva unโimmagine di sรฉ, non era ancora abbastanza definita da rappresentare un qualsiasi vincoloยป. Questa mancanza di vincolo puรฒ essere attribuita anche a Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, il libro che Pia scrisse qualche anno dopo: attingendo dal genere diaristico, scalza o forse ibrida quello manualistico, imporporandosi perรฒ della parola โconfessioniโ nel sottotitolo. In che modo la forma di questo libro, piรน ancora che il contenuto, riflette il percorso biografico della sua autrice?
Emanuele Trevi: Direi che il vero tema di Pia sia sempre stato quello della libertร , che ha trovato un riscontro oggettivo nel giardino, nell’orto, nella vita all’aria aperta. I suoi ultimi libri sono soprattutto dei resoconti di processi di affrancamento, fino all’ultimo che รจ un tentativo di liberarsi dell’Io che รจ la sede della paura della morte. Gli ultimi libri di Pia sono impressionanti, perchรฉ sono scritture che trovano riscontro immediato nella vita, non sono astratti. Insomma Pia viveva quello che scriveva, cosa che di per sรฉ l’ha collocata al limite della letteratura.
SS: In Lโorto di un perdigiorno Pia Pera sfida continuamente, a volte ammirata, altre indispettita, un uomo anziano e lontanissimo, il botanico e filosofo giapponese Masanobu Fukuoka. Pia รจ ossessionata dalla dottrina della โnon-azioneโ o โagricoltura del Muโ, per cui il campo lasciato in un meccanismo di autoregolazione darร frutti migliori del campo lavorato con cura. In Due Vite sintetizzi questo conflitto interno a Pia, tra desiderio dโazione e di non-azione, in un dualismo tra Grazia e Natura. Hai scritto che tu e Pia leggevate spesso gli stessi libri; pensi che Pia Pera cercasse questa tensione tra Natura e Grazia anche nella letteratura con cui sceglieva di confrontarsi?
ET: Ognuno ha il suo lessico, quindi non รจ che voglio attribuire a Pia le mie idee, perรฒ certamente eravamo molto affini da giovani, e Pia aveva una sensibilitร che la portava istintivamente a cercare l’invisibile nel visibile, nel singolare. C’era in lei qualcosa di radicalmente estraneo alla filosofia, se per filosofia si intende un qualche tipo di universale. Per esempio, non รจ diventata una “seguace” di Masanobu Fukuoka, considerava tutte le idee fallibili, alla prova dell’esperienza. Il che, secondo me, significa che era una persona intelligente.
Una biografia dellโautrice tratta dal sito piapera.it:
Pia Pera (Lucca, 12 marzo 1956 – Lucca, 26 Luglio 2016) รจ stata scrittrice di saggistica e narrativa e traduttrice dal russo. Appassionata giardiniera, ha divulgato una idea diversa di giardino attraverso libri, articoli e il sito Ortidipace. Figlia del giuslavorista Giuseppe Pera e della filosofa Elvira Genzone, ha studiato letteratura russa a Londra, dove รจ stata allieva di Isabel de Madariaga. Trasferitasi a Milano, ha tradotto, fra gli altri, Evgenij Onegin di Puลกkin (Marsilio 2005), Un eroe del nostro tempo di Lermontov (Frassinelli 1996), Tre racconti di ฤechov (Voland 2011), La vita dellโArciprete Avvakum (Adelphi 1986). Negli anni milanesi esordisce nella narrativa con il libro di racconti La bellezza dellโasino (Marsilio 1992) e il romanzo Il diario di Lo (Marsilio 1995). Del 2000 รจ il saggio Lโarcipelago di Longo Maรฏ. Un esperimento di vita comunitaria (Baldini&Castoldi) che segna una svolta: in cerca di una diversa dimensione del vivere, Pia Pera si trasferisce nel podere di famiglia in Lucchesia dove matura una filosofia del giardino che sarร al centro della sua produzione letteraria successiva: nel 2003 esce per Ponte alle Grazie Lโorto di un perdigiorno. Seguono Il giardino che vorrei (Electa 2006, Ponte alle Grazie 2015), Contro il giardino, scritto con il paesaggista Antonio Perazzi ( Ponte alle Grazie 2007). Giardino & Ortoterapia (Salani 2010, ripubblicato ampliato come Le virtรน dellโorto, Ponte alle Grazie 2016), Le vie dellโorto (Terre di mezzo 2011). Nel 2006 fonda il portale www.ortidipace.org, con Gianfranco Zavalloni e Nadia Nicoletti, dedicato alla creazione di giardini di comunitร , dalle scuole ai luoghi della cura, e inizia a scrivere per la rivista Gardenia, alla quale collaborerร fino alla fine. Le sue rubriche sono raccolte nel libro Apprendista di felicitร (Ponte alle Grazie 2019). Ha scritto di natura e giardino anche su Il Giornale, Internazionale, Diario, sulla Domenica del Sole 24 Ore, che ha pubblicato i suoi articoli nel libro Verdeggiando (2020). Ha fatto parte della giuria del premio โIl monito del giardinoโ. Le รจ stata intitolata una camelia, Camelia โPia Peraโ creata da Andrea Antongiovanni nel vivaio Rododendron a Pieve di Compito: un esemplare cresce nellโOrto Botanico di Lucca. Nel 2007 scrive per Gianna Nannini i testi del concept album Pia come la canto io, basato sulla figura di Pia dei Tolomei, personaggio storico citato da Dante nel Purgatorio. Nel 2009 รจ il primo presidente della Fondazione Giuseppe Pera, dedicata alla figura di suo padre. Nel 2012 scopre di essere malata di sclerosi laterale amiotrofica, muore quattro anni dopo. Il racconto dellโattesa della morte รจ al centro del suo capolavoro, Al giardino ancora non lโho detto (Ponte alle Grazie 2016), finalista al premio Viareggio e vincitrice del premio Rapallo. La sua vita รจ narrata nel romanzo Due Vite di Emanuele Trevi (Neri Pozza 2021) vincitore del premio Strega 2021.
XVIII Giornata del Contemporaneo
8 ottobre 2022
Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano
A cura di Rita Selvaggio e Sofia Silva
Ricerca iconografica e apparati: Chiara Di Maria
Un grazie speciale a Emanuele Trevi
ย Didascalie
1. Hilma af Klint, Thistle from On the Viewing on Flowers and Trees, 1922, watercolor, cm 7.5×25.
2. Cardo mariano (Silybum marianum), illustrazione tratta da un manoscritto, noto con il nome di Herbe pincte, databile tra la fine del XIX e inizio del XX secolo.
ยซEโ fiorito il cardo mariano (Silybum marianum). Era ancora inverno quando ho notato, nel campo dellโoliveto, le sue rosette basali, composte di grandi foglie spinose, incise, chiazzate di bianco. La leggenda vuole che siano le chiazze del latte della Vergine Maria, che un cardo ha nascosto ai soldati di Erodeยป.
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
3. Rosa eglanteria, illustrazione tratta dal Frammenta botanica di Nocolai Josephi Jacquin, pubblicato nel 1809.
ยซDapprima avevo pensato di piantare nella siepe la rosa canina nostrana. Poi ho letto di queste rose eglanteria, dette in inglese sweetbriar, come dire rovo fragrante, dal fiorellino semplice rosa pastello che pare tolto da un codice miniato e le foglie che, quando piove, sanno di mela acerbaยป
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
4.ย Arbusto di cappero (Caparis spinosa), incisione su piastra opperplate colorata a mano dalla rivista botanica William Curtis di Londra 1795.
ยซEโ una pianta difficile, il cappero (Caparis spinosa ssp. inermis), si ostina a non lasciar decidere allโuomo il suo luogo di residenza. Spinti dal vento, i semi dei capperi scelgono di germogliare negli anfratti dei muri di pietra, su alte torri campanarie dove sviluppano folti cespugli che, lโestate, si ricoprono di luminosi fiori fragranti bianchi e violettiยป.
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
5.ย U. Aldrovandi, Pyra Lardaria Maiora, Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo, cap.II. p.425, Bononiae, Giovanni Battista Ferroni, 1668.
ยซIl campo dove impianterรฒ il mio frutteto รจ ancora vuoto ma la testa mi risuona giร dei nomi degli alberi da frutto ordinati: lardaia, giugnolina, volpina, madernassa, cocomera, buco incavato, platicarpa, zitella, bulidaโฆ Sono frutti antichi o dโaltri tempi, comโรจ di moda chiamarli adesso. Frutta che รจ raro trovare nei negozi, a maggior ragione viene voglia di averla nel campo. A quanto assicurano, queste vecchie varietร sono piรน rustiche delle moderne, piรน saporiteยป.
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
6.ย Barbara Regina Dietzsch, A Dandelion (Taraxacum officinale) with a Tiger Moth, a Butterfly, a Snail, and a Beetle, watercolor on parchment, XVIII sec., Fine Arts Museums of San Francisco.
ยซNon posso certo nutrirmi di sola borragine o tarassaco! Non posso, lontana come sono dallo stato di naturaยป.
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
7. ย Camelia japonica Pia Pera
ยซUna camelia ha tenuto chiusi i bocci durante la gelata, adesso ne trae fiori dโun rosso pastello screziato di bianco, umidi di rugiadaยป.
(Pia Pera, Lโorto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano, ed. Ponte alle Grazie)
8. Hilma af Klint, Birch, from On the Viewing on Flowers and Trees, 1922, watercolor, 17.5×25 cm.