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Manifesto per la felicità. Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere

bambinochevolaPalazzo d’Arnolfo
San Giovanni Valdarno, Piazza Cavour 1

Giovedi 12 gennaio 2012 ore 17.00
in collaborazione con la Biblioteca Comunale Masaccio

Manifesto per la felicità. Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere
conferenza a cura del Prof. Stefano Bartolini
Docente di Economia politica e sociale Università degli studi di Siena

Con la conferenza del Prof. Stefano Bartolini continuano, a San Giovanni Valdarno, le attività promosse nell’ambito dell’iniziativa Contemporary_City. Una rassegna itinerante, progettata come una ricerca in progress, e definita come un laboratorio, uno spazio performativo nella Città, dove tutti quelli che partecipano e sono invitati ad intervenire, aggiungono un qualcosa, in una sorta di promemoria collettivo. Essenzialmente una zona temporaneamente autonoma.

Una rassegna che pone l’attenzione sulla nuova generazione artistica che ha bruscamente cambiato direzione di marcia e spostato la propria attenzione dai valori cromatici e narrativi – e dalle abilità tecnico-realizzative legate alla produzione dell’oggetto artistico – agli aspetti concettuali, contestuali e, appunto, relazionali (usando la felice espressione di Bourriaud), diventati elementi generativi delle opere di questi anni.

Se l’arte contemporanea viene messa in un museo ( dove ci si aspetta che sia), che senso ha?
L’arte non dovrebbero occuparsi di riempire spazi, ma di necessità e urgenze.
Nomadi del mondo dell’arte che creano corrispondenza tra arte, cinema, teatro, architettura, web e problematiche sociali su scala globale. Tutto questo produce comunità, unisce e interseca intelligenze, ogni azione si sdoppia creando riferimenti a spirale con altre generazioni, domini di intelligenza, bellezza, professionalità, sensibilità e prossimità.

La conferenza di Stefano Bartolini si presenta infatti come un’analisi delle opportunità offerte dalla ‘scienza della felicità’, recentemente sviluppatasi in molte scienze sociali, di valutare l’impatto sul benessere delle varie politiche economiche e sociali. Le ricerche mostrano che la crescita economica ha un debole impatto sul benessere e che altri fattori, in particolare la qualità della esperienza relazionale degli individui, hanno maggiore importanza. In particolare hanno grande importanza le relazioni intime, le relazioni inter-generazionali, quelle sociali, culturali e di lavoro.

Viviamo in paesi ricchi, ci siamo affrancati dalla povertà di massa e abbiamo accesso ai beni di consumo, all’istruzione, alla sanità, a una vita più lunga e sana. Eppure ognuno di noi avverte nell’aria il serpeggiare di un’insoddisfazione diffusa, di un malessere e un disagio psicologico che si esprimono in una dolente e ostinata litania che passa di bocca in bocca: la mancanza di tempo. Viviamo di corsa in mezzo a individui frettolosi. E a mancare è prima di tutto il tempo delle relazioni con gli altri, sacrificate sull’altare del benessere materiale, che conosce due soli imperativi: lavoro e consumo.

Siamo più ricchi di beni e sempre più poveri di relazioni. Ecco perché siamo sempre più infelici. È questo il quadro desolante confermato dagli studi di varie scienze sociali sulla «felicità» nei paesi a più alto grado di sviluppo, che in questa occasione ci viene presentato da Stefano Bartolini. Parte da queste considerazioni l’analisi e la proposta di un economista che da anni studia il tema della felicità nelle società avanzate.

Perché i paesi ricchi non sono riusciti e non riescono a coniugare sviluppo economico e benessere? Ad attenderci in questa occasione è dunque un viaggio attraverso le cause e le soluzioni dell’insoddisfazione contemporanea.

Il cuore del problema è che lo sviluppo economico si è accompagnato a un progressivo impoverimento delle nostre relazioni affettive e sociali. Questo tipo di sviluppo non solo non produce benessere ma crea anche enormi rischi per la stabilità economica, come la crisi attuale dimostra.

Essa infatti è il prodotto di un’organizzazione sociale che genera la desertificazione delle relazioni umane. Ecco dunque perché il nostro sistema economico e molti aspetti della nostra esperienza sia individuale che collettiva – la famiglia, il lavoro, i media, la vita urbana, la scuola, la sanità – hanno bisogno di un profondo cambiamento culturale e organizzativo. Governi e amministrazioni locali, partiti e movimenti politici, imprenditori, manager, genitori, docenti, medici, e noi tutti abbiamo la possibilità e la necessità di riprogettare il nostro mondo: coniugare prosperità economica e felicità è necessario e possibile. Cambiare la scuola. Cambiare le città. Cambiare lo spazio urbano. Ridurre il traffico. Ridurre la pubblicità. Sono alcune delle proposte concrete che compongono un vero e proprio manifesto per la felicità.

L’autore
Stefano Bartolini insegna Economia politica ed Economia sociale presso la Facoltà di Economia «Richard M. Goodwin» dell’Università di Siena. Ha pubblicato numerosi saggi sulle più prestigiose riviste internazionali.


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