Carolina Andrea Saquel Martínez nasce a Concepción (Cile) nel 1970. Si laurea in lettere presso la Pontificia Universidad Católica de Chile e perfeziona i suoi studi in arte presso l’Università di Parigi VII. Tra il 2000 e il 2003 ha lavorato come professore del Dipartimento di Metodologia della Ricerca presso la Scuola di Arti dell’Università Cattolica di Santiago, Cile. Lavora prevalentemente con media quali installazione, grafica e fotografia e soprattutto video. Ha partecipato a diverse esposizioni personali e collettive tra le quali varie edizioni della Biennale dei video e delle arti elettroniche del Museo di arte Contemporanea di Santiago, Cile (1999, 2001, 2003 e 2007); Handle with care al MAC Santiago e La catástrofe es amarilla al Espai 13 della Fundació Joan Mirò a Barcellona entrambe del 2007.

– data: 2008

– titolo: Reconstruction du jardin délectable

– tecnica: video

– dimensione: 9’48”, colore, suono, loop

– descrizione: Reconstitution du jardin délectable è stato presentato in Casa Masaccio in occasione della mostra “L’evento immobile. Apparizioni” (2012), a cura di Cristiana Collu, Saretto Cincinelli e Alessandro Sarri. La mostra offre la possibilità di confrontarsi con uno dei topoi pittorici più tradizionali come L’Annunciazione, indagando soprattutto il luogo in cui spesso avvengono, in questo caso il giardino, nel tentativo impossibile di saldare il posto dove qualcosa è successo e l’evento. Il video è stato concepito all’interno di una ricerca sulla prospettiva, sul punto di vista e posizione di un osservatore in relazione a ciò che si vede e si percepisce mentre si guarda. Come un occhio separato da un corpo la videocamera muove lungo lo spazio che sembra essere senza fine. Un giardino o forse una foresta che di volta in volta mostra angoli nascosti, una sorta di labirinto che si ricrea ogni volta anche grazie al movimento perpetuo della macchina da presa in un continua tensione tra l’immagine e l’essere fuori, prossimità e distanza, tra quello che speriamo di catturare nell’immagine e quello che non coglieremo mai.